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Sancita in conferenza unificata l’intesa sui requisiti minimi dei centri antiviolenza e case rifugio

Nella seduta del 14 settembre 2022 della Conferenza Unificata è stata raggiunta l’intesa tra il Governo, le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano e gli Enti locali, sulla revisione dei requisiti minimi dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio di cui all’Intesa del 27 novembre 2014.

Il testo approvato è stato definito seguendo le indicazioni del Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 presentato in Consiglio dei Ministri il 21 novembre 2021, predisposto secondo un percorso ampio e partecipato che ha visto il pieno coinvolgimento delle istituzioni nelle diverse articolazioni territoriali, delle reti e associazioni di riferimento, nonché del partenariato socio-economico.

Il documento tiene inoltre conto delle sollecitazioni che sono emerse nell’ambito dei lavori della Commissione Femminicidio del Senato e di contributi specifici forniti dalle associazioni e dalle parti sociali.

Tra i principali elementi di innovazione, vanno  segnalate la valorizzazione della gestione condivisa dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio, espressione di un rapporto di sussidiarietà tra il pubblico e il privato sociale e  la determinazione di criteri stringenti in merito al livello di specializzazione di tutti i soggetti (siano essi associazioni o enti pubblici e locali) che concretamente erogano i servizi, al fine di  assicurare un livello di competenza minimo nel campo della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere.

In particolare, per gli enti del terzo settore che gestiscono un CAV, il nuovo testo uniforma a livello nazionale i requisiti minimi per accedere alle risorse finanziarie ripartite ai sensi dell’art. 5-bis del decreto legge n. 93 del 2013. In linea con le posizioni espresse dalle associazioni e le raccomandazioni della Commissione Femminicidio, è stato enfatizzato il requisito della centralità nel campo del contrasto alla violenza sulle donne e di genere che devono possedere gli enti del privato sociale candidati a gestire centri antiviolenza, comprovato dalla consistenza percentuale delle risorse destinate nei propri bilanci.

È stata inoltre valorizzata la modalità di “lavoro in rete” svolto dai Centri antiviolenza all’interno di un sistema di risposta alla violenza coordinato a livello territoriale. In tale contesto, al fine di rafforzare dal punto vista qualitativo i servizi resi, è stata ribadita la fondamentale azione di formazione delle operatrici e degli operatori che, a vario titolo, entrano in contatto con le donne in situazioni di violenza, al fine di potenziare la sinergia nell’intercettazione dei casi di violenza e nell’azione di supporto delle donne che ne sono vittime nonché la funzione che i CAV possono svolgere, in ottica preventiva, con azioni di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere rivolte alla popolazione o a target specifici, ad esempio studenti e studentesse.

Sono state infine fornite indicazioni per potenziare il collegamento dei Centri antiviolenza con il 1522, con i Pronto Soccorso e le Forze dell’Ordine.

Per quanto riguarda le Case rifugio, la nuova Intesa prevede una definizione più ampia ed articolata, introducendo una tipologia di ospitalità residenziale che tiene conto sia del livello di rischio a cui è stata esposta la donna, sia della fase in cui si trova nel percorso di fuoriuscita dalla violenza (pronta emergenza, primo livello e secondo livello). Rispetto ai requisiti strutturali delle Case rifugio, è stato introdotto un tempo massimo di permanenza di 180 giorni per le case di protezione di primo e di secondo livello, nell’ottica della transitorietà della fase di protezione, privilegiando l’idea di un percorso finalizzato alla conquista di una autonomia economica e abitativa

Anche per le Case rifugio, è stata enfatizzata l’importanza della collaborazione tra i diversi enti coinvolti nel percorso di fuoriuscita  dalla violenza volta a garantire la protezione delle donne indipendentemente dal luogo di residenza e i bisogni socio-abitativi ed economici della donna e delle/dei loro figli/e.

Sul piano dei finanziamenti, nell’Intesa approvata è previsto che il Governo, Regioni, le province autonome e gli Enti locali si impegnino a predisporre adeguate coperture finanziarie, assegnandole con continuità e tempestività, e di assicurare il rispetto dei nuovi requisiti riconoscendo alle strutture comunque un necessario periodo di adeguamento.

Contestualmente in sede di Conferenza Stato-Regioni è stata sancita l’intesa sullo schema di D.P.C.M.  relativo alla ripartizione delle risorse del “Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità” che, per l’anno 2022, ammontano a 40 milioni, di cui 30 milioni, 10 milioni in più rispetto al 2021, da assegnare ai CAV e alle Case rifugio.

 

  

  

 

 

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