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Immigrazione: nel 2017 non più emergenza, ma risposte strutturali

Approvata e pubblicata a tempo di record la “Relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente”. Realizzata dalla Commissione parlamentare di inchiesta della Camera che si occupa di indagare i sistemi di accoglienza e le condizioni dei migranti nei centri, è stataillustrata questa mattina a Montecitorio, Palazzo San Macuto.

Il 2017 «è un anno di svolta» per il sistema di accoglienza dei migranti, ha osservato Gerarda Pantalone, responsabile del dipartimento per l’Immigrazione, intervenuta al convegno.

«Dopo gli anni molto duri in cui si è agito “all’istante”», ha riferito il prefetto, adesso «siamo con il segno meno»; ci siamo organizzati e, grazie a una forte collaborazione tra tutte le istituzioni e il mondo dell’associazionismo e del volontariato, oggi «non c’è più la parola emergenza». Durante quest’anno, infatti, si è «dato vita all’ossatura di un sistema di accoglienza» basato principalmente sui tre assi normativi portati avanti dal ministro dell’Interno Marco Minniti: il provvedimento che ha inciso soprattutto sui tempi di ospitalità nei centri e sull’effettività dei rimpatri, l’accordo con l’Anci per la realizzazione della rete Sprar e il “Piano nazionale d’integrazione per i titolari di protezione internazionale”.

Il diritto alla salute dei migranti, ma anche dei residenti che ospitano, è stato garantito fin dall’inizio, ha assicurato il prefetto, adottando procedure che dovrebbero «fugare le paure». Sempre nel 2017, è stato definito il capitolato dei servizi per i migranti accolti nei centri e si intende arrivare a una standardizzazione dei servizi in tutte le regioni, per assicurare «una corretta presa in carico di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale».

La relazione

È stata illustrata dal presidente della Commissione d’inchiesta Federico Gelli che ha evidenziato la necessità di garantire una corretta informazione sul fenomeno. «Non c’è stata nessuna invasione nel nostro Paese», ha infatti dichiarato.

Negli ultimi quattro anni, si legge nella relazione, sono sbarcate 616.930 persone, ma al 27 ottobre 2017 sono sul nostro territorio 190.719 immigrati. I dati statistici mostrano un calo del fenomeno di circa il 30% rispetto allo scorso anno.

Il presidente Gelli ha fatto riferimento anche al timore, diffuso tra i cittadini, che i migranti possano portare malattie infettive. Ma su questo, ha assicurato, «non c’è alcuna evidenza scientifica». In realtà, ha poi spiegato Gelli, «il migrante arriva sano, poi si ammala» e si trasforma in “migrante esausto”, a causa del deperimento fisico, dell’abbandono, della povertà.

Le misure proposte dalla Commissione

Poche, ma importanti, per tutelare la salute dei migranti:

  • il passaporto digitale sanitario, per evitare di sottoporre il migrante più volte alle medesime verifiche;
  • un archivio delle fragilità che possono incidere sulla salute;
  • l’accelerazione delle pratiche per l’accesso al Servizio sanitario nazionale;
  • linee guida nazionali sulle procedure di presa in carico del migrante;
  • l’impiego di mediatori culturali per una corretta comunicazione al migrante.

Occorre mettere insieme «gli eletti e le competenze», ha affermato il vicepresidente della Camera dei deputati Marina Sereni nel suo intervento, «per avere conoscenza dei fatti e non lavorare sull’umore del momento». La Commissione d’inchiesta ha fornito con la relazione «piste di lavoro» che possono essere utili perché —la paura va governata», ha detto, assumendosi la responsabilità di interloquire e di conoscere, per «non alimentare le paure, ma dare risposte».

Il convegno è proseguito con gli interventi dei dottori Roberto Cauda ed Emanuele Caroppo dell’Università cattolica del Sacro Cuore, della direttrice generale INMP Concetta Mirisola, del dottor Emanuele Nicastri dell’ospedale Spallanzani, del direttore regionale USMAF SASN Sicilia Claudio Pulvirenti e del dottor Massimo Musicco del Consiglio nazionale delle ricerche Segrate.